Agopuntura contro il dolore: cosa dice la scienza

Le principali evidenze scientifiche sull’agopuntura si concentrano sulla gestione del dolore, sia acuto che cronico. Numerosi studi controllati hanno investigato il ruolo dell’agopuntura in condizioni come mal di schiena, artrite, cefalee, dolori muscolari e fibromialgia.

Per il mal di schiena cronico, l’agopuntura mostra un beneficio statisticamente e clinicamente rilevante rispetto al solo trattamento abituale o al “nessun trattamento”. Anche se la differenza rispetto all’agopuntura sham (quella simulata o fatta su punti non specifici) spesso è ridotta, la somma degli effetti genera comunque una significativa riduzione del dolore percepito dal paziente.

Nell’osteoartrosi del ginocchio, i miglioramenti a breve termine sono confermati da revisioni sistematiche. Qui il beneficio clinico rispetto a un’attesa senza trattamento è più marcato, mentre il confronto con la sham evidenzia una minima differenza, indicando ancora una volta un ruolo notevole dell’effetto placebo.

Quando si parla di cefalee e emicranie, l’agopuntura è efficace sia nel ridurre la frequenza delle crisi che nell’intensità, risultando paragonabile alle terapie farmacologiche di prevenzione ma con meno effetti collaterali. Lo stesso discorso si applica alle tensioni muscolari dovute a trigger point, dove il dry needling – una variante tecnica dell’agopuntura – ha mostrato risultati interessanti per la gestione del dolore miofasciale.

Nel trattamento del dolore, l’agopuntura spicca anche per un altro aspetto: la sicurezza. I rischi sono minimi e, nella gran parte dei casi, limitati a lievi sintomi transitori come indolenzimento, arrossamento o piccoli ematomi locali. Eventi gravi sono estremamente rari se praticata da operatori qualificati.

La ricerca prosegue e, sebbene non tutti gli studi abbiano lo stesso valore metodologico, l’insieme delle prove sostiene l’inserimento dell’agopuntura come opzione di trattamento – soprattutto nei casi in cui le terapie convenzionali siano controindicate, inefficaci o non tollerate dal paziente.

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